Sagrantino
un simbolo di Montefalco
Sagrantino
un simbolo di Montefalco
Pochi vini riescono a rappresentare il concetto di terroir come il Montefalco Sagrantino; Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) che può es- sere prodotta esclusivamente nel territorio collinare di Montefalco e in parte nei comuni di Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo.
Il vitigno Sagrantino dimora qui da tempo immemore, tanto che la coltivazione si fa risalire ai primi frati francescani che lo utilizzavano, come si evince dal nome, per i “sacramenti”. E’ dunque una varietà autoctona della zona.
Nel 1451 il noto pittore fiorentino Benozzo Gozzoli, chiamato dai francescani ad affrescare l’abside della loro chiesa, alludeva forse al Sagrantino dipingendo la bottiglia di vino rosso sulla mensa del cavaliere da Celano, negli affreschi dedicati alla vita di San Francesco.
Data importantissima è il 1549, anno a cui risale il primo documento ritrovato che parla espressamente di Sagrantino (ordine di mosto di Sagrantino da parte dell’ebreo Guglielmo, mercante di Trevi, e di sua moglie Stella).
Durante l’Esposizione Umbra del 1899, il Sagrantino ottenne un riconoscimento ufficiale, come vino “da dessert o da pasto superiore”.
Un interessante scritto di S. Martini, datato 1908, parla di un sacerdote di nome Tiburzi che sembra sia stato il padre della viticoltura moderna e specializzata a Montefalco agli inizi dell’800; epoca in cui si dette grande impulso al rinnovamento dei vigneti, a garanzia di una migliore produzione enologica.
Nel 1915, il Franzi si riallaccia alla storia più remota del Sagrantino, confermando come “sia stato selezionato in loco nel chiuso degli orti conventuali dai primi seguaci di San Francesco, e poi diffuso nei territori circostanti”.
Come per molte altre grandi perle dell’enologia internazionale, anche la storia più remota del Sagrantino è legata alla produzione di vini dolci. È tuttavia la versione “secca”, più recente, ad aver consacrato questo vino sulla scena dei grandi rossi italiani.
Grazie a questo nuovo corso, il Sagrantino ha avviato la sua storia contemporanea, ottenendo il riconoscimento della DOC nel 1979 e della DOCG nel 1992. Una storia in divenire, eppure sempre più chiara, consapevole e matura, capace di evidenziare diverse declinazioni stilistiche, nel solco di un inconfondibile tratto “mediterraneo” fatto di intensità, potenza e straordinaria longevità.
Pochi vini riescono a rappresentare il concetto di terroir come il Montefalco Sagrantino; Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) che può es- sere prodotta esclusivamente nel territorio collinare di Montefalco e in parte nei comuni di Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo.
Il vitigno Sagrantino dimora qui da tempo immemore, tanto che la coltivazione si fa risalire ai primi frati francescani che lo utilizzavano, come si evince dal nome, per i “sacramenti”. E’ dunque una varietà autoctona della zona.
Nel 1451 il noto pittore fiorentino Benozzo Gozzoli, chiamato dai francescani ad affrescare l’abside della loro chiesa, alludeva forse al Sagrantino dipingendo la bottiglia di vino rosso sulla mensa del cavaliere da Celano, negli affreschi dedicati alla vita di San Francesco.
Data importantissima è il 1549, anno a cui risale il primo documento ritrovato che parla espressamente di Sagrantino (ordine di mosto di Sagrantino da parte dell’ebreo Guglielmo, mercante di Trevi, e di sua moglie Stella).
Durante l’Esposizione Umbra del 1899, il Sagrantino ottenne un riconoscimento ufficiale, come vino “da dessert o da pasto superiore”.
Un interessante scritto di S. Martini, datato 1908, parla di un sacerdote di nome Tiburzi che sembra sia stato il padre della viticoltura moderna e specializzata a Montefalco agli inizi dell’800; epoca in cui si dette grande impulso al rinnovamento dei vigneti, a garanzia di una migliore produzione enologica.
Nel 1915, il Franzi si riallaccia alla storia più remota del Sagrantino, confermando come “sia stato selezionato in loco nel chiuso degli orti conventuali dai primi seguaci di San Francesco, e poi diffuso nei territori circostanti”.
Come per molte altre grandi perle dell’enologia internazionale, anche la storia più remota del Sagrantino è legata alla produzione di vini dolci. È tuttavia la versione “secca”, più recente, ad aver consacrato questo vino sulla scena dei grandi rossi italiani.
Grazie a questo nuovo corso, il Sagrantino ha avviato la sua storia contemporanea, ottenendo il riconoscimento della DOC nel 1979 e della DOCG nel 1992. Una storia in divenire, eppure sempre più chiara, consapevole e matura, capace di evidenziare diverse declinazioni stilistiche, nel solco di un inconfondibile tratto “mediterraneo” fatto di intensità, potenza e straordinaria longevità.